Galeotte furono le fanwriters, Sebastian x Ciel

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vexill
view post Posted on 8/6/2012, 15:21     +1   -1




Fiction di redseapearl, autrice su EFP.
Piccola storia divisa in 2 parti. So che aspettavate una delle mie storie ma credo che le dovrete aspettare ancora per un bel po (devo ancora finire la fic di Naruto) quindi ho deciso di pubblicare in questo forum questa piccola storia, 2 parte mooooooooooooolto hot XD
Rating: Rosso
uomo avvisato mezzo salvato u.u

Galeotte furono le fanwriters

Prima parte




Svegliarsi la mattina era diventato per Ciel un vero e proprio supplizio da quando Sebastian aveva deciso di ‘buttare nel cesso’ (come lo aveva definito lo stesso Ciel) il proprio talento di attore.

Ogni volta che premeva il pulsante accanto alla porta finestra del balcone della propria camera da letto, la tapparella si alzava come un sipario teatrale sull’immondo spettacolo che andava in scena 24 ore su 24 davanti al suo lussuoso attico.

Un cartellone pubblicitario di sei metri per tre sulla cui metà destra troneggiava una gigantesca boccetta di smalto per unghie nero pece e sull’altra metà il volto di Sebastian coperto in parte dalla sua stessa mano tatuata con il simbolo del pentacolo di Kuroshitsuji, le cui unghie laccate di nero mostravano il prodotto sponsorizzato: un insulso tentativo di rendere virile un prodotto che di mascolino aveva ben poco.



Sebastian adagiò un piccolo plico di fogli sul tavolino del soggiorno, mentre riprendeva a sorseggiare il proprio tè. Era andato da Ciel per comunicargli una novità e il giovane comprese che si trattava proprio di quello. Posò la sua tazza fumante piena di tè all’aroma di arancia e prese i documenti.

Furono sufficienti poche parole per farlo sbiancare. “È uno scherzo, vero?”

“Assolutamente no” rispose serafico Sebastian, ritornando a lambire con le labbra il bordo in porcellana della tazza.

Ciel scorse velocemente le pagine sino ad arrivare all’ultima. E lì, l’inconfondibile firma di Sebastian Michaelis, elegante, precisa e priva di sbavature, confermava i peggiori timori del giovane.

“Come hai potuto accettare? Ti rendi conto di quello che stai facendo? Questi contratti pubblicitari sono degradanti per un attore. Dovresti ambire a dei ruoli di un certo spessore in qualche film cinematografico, non a fare questa spazzatura!” Sulle guance di Ciel fiorirono delle chiazze rosse come ciliegie per la rabbia.

Sebastian reputava che quel colorito donasse al ragazzo un’aria incredibilmente graziosa. “Ciel, noi attori non siamo delle divinità. Io penso che fare il testimonial di una campagna pubblicitaria sia divertente e mi avvicini anche di più al pubblico. Ricorda che il nostro successo è direttamente correlato all’apprezzamento dei fan: più la gente ti adora e più aumentano le tue possibilità di essere chiamato per recitare un ‘ruolo di un certo spessore’. E poi questa è una vera innovazione: uno smalto maschile! Il successo di Kuroshitsuji ha influenzato molto l’opinione della maggior parte dei ragazzi: pare che portare le unghie smaltate di nero sia molto ‘cool’ come lo ha definito il responsabile della casa cosmetica. Pensa a Johnny Depp e alla sua linea di make up per uomini.”

Ciel non era affatto d’accordo con quella teoria populista. Nessun produttore chiamerebbe mai per il proprio film dal budget di miliardi di dollari un attore che ha prestato la propria faccia per lo spot di uno smalto. “Oh sì, certo! Infatti ora non c’è uomo su tutto il pianeta che non si trucchi!” controbatté sarcastico.

Sebastian si limitò a smontare le sue battute salaci con un sorriso angelico. “Non vedo il problema, comunque. Dopotutto si tratta della mia fama, del mio nome e della mia faccia: perché ti interessa così tanto?”

A quella domanda Ciel parve in serie difficoltà. Probabilmente non si aspettava che Sebastian indagasse così a fondo sulle motivazioni del suo disappunto, anche se avrebbe dovuto aspettarselo. “Perché spesso compariamo in pubblico insieme” disse d’istinto, pentendosene subito dopo.

“Oh, quindi temi che la tua immagine possa venir lesa dalle mie scelte lavorative” dedusse l’uomo. “Che illuso: e io che pensavo ti preoccupassi della mia carriera!” aggiunse con tono melodrammatico.

A Ciel non sfuggì la sfumatura di offesa nelle sue parole, ma non riuscì a giustificarsi in alcun modo poiché Sebastian lo anticipò dicendo: “Bene, ora che abbiamo trovato il nodo gordiano direi che la soluzione è piuttosto semplice.” Posò la tazza di tè sul cui fondo giaceva ancora un po’ di liquido ambrato e si alzò in piedi. “Proporrei che da questo momento in poi è meglio se ci separiamo. Non vorrei farti fare brutte figure.” Detto ciò si incamminò verso la porta.

Ciel avrebbe voluto fermarlo ma la lingua era rimasta attaccata al palato per colpa di una colla di nome ‘orgoglio’. Come se dei fili invisibili lo avessero immobilizzato e imbavagliato, il ragazzo vide il collega, nonché amico, andare via senza voltarsi indietro.



Erano ormai dieci giorni che quell’abominio faceva bella mostra di sé fuori dalla finestra di Ciel e non solo lì. L’intera città ne era tappezzata, sicché il ragazzo ovunque posasse lo sguardo era costretto a rivivere quel terribile momento in cui Sebastian era uscito dal suo appartamento e dalla sua vita.

La notizia della loro divisione aveva subito fatto il giro delle copertine di numerose riviste di gossip e di altrettanti programmi televisivi. La tv si era trasformata nella nemesi di Ciel. Non c’era canale che non trasmettesse lo spot televisivo di Sebastian almeno una volta ad ogni stacco pubblicitario.

Ogni qualvolta i suoi occhi incrociavano il sorriso dell’uomo dall’altra parte dello schermo a cristalli liquidi o le sue orecchie ne sentivano la voce vellutata e terribilmente sensuale, sentiva un tuffo al cuore che lo invogliava a prendere il telefono e comporre il suo numero. Ma cosa avrebbe dovuto dirgli?

‘Scusa, sono stato uno stupido’: patetico!

‘Mi manchi’: vomitevole!

E la lista di possibili frasi con relativi commenti veleniferi poteva continuare ancora a lungo.

No, la verità era che Ciel era troppo orgoglioso per cedere così e il solo pensiero che le sue scuse (i giornali le avrebbero etichettate come suppliche) avrebbero fatto il giro di due terzi del mondo non lo entusiasmava affatto. Perché lui non si sarebbe mai inginocchiato davanti a Sebastian per chiedere il suo perdono e ritornare ad essere amici: mai!

Tuttavia, il rimorso e la tristezza non mancavano mai di bussare alla porta del suo cuore. Vedere Sebastian continuamente davanti agli occhi, irraggiungibile come un dio, come solo una star del cinema poteva essere, lo faceva sentire oltremodo impotente e sconsolato, una condizione che detestava con tutto se stesso.

Decise così di rivolgersi alle pagine del web per esaudire il proprio desiderio di vederlo senza che occhi o orecchie indiscrete lo venissero a sapere.

Digitò ‘Sebastian Michaelis’ su Google. I primi risultati che ottenne furono una sfilza di immagini dell’uomo vestito con gli abiti da maggiordomo di Kuroshitsuji. Sorrise Ciel nel rimembrare i cari vecchi tempi, quando Sebastian aveva rischiato di rompersi una gamba pur di proteggerlo dalla caduta di alcune travi di legno sul set.

Ripensò a quel momento e all’emozione che provò nel sentire il corpo dell’amico disteso sul suo. Un piacevole formicolio al basso ventre lo destò da quei pensieri, a suo dire, inopportuni. Con il tasto sulla tastiera recante la freccetta rivolta verso il basso, fece scorrere la lista di innumerevoli fotografie. In alcune compariva anche lui: mentre camminavano per strada l’uno di fianco all’altro, colti di sorpresa da un paparazzo durante una tranquilla passeggiata; mentre Ciel riceveva uno dei numerosi premi vinti dalla serie di Kuroshitsuji; mentre sul set discutevano su alcune scene da girare, e così via.

Poi, una foto a dir poco bizzarra, attrasse la sua attenzione come un fiore ricco di polline fa con un’ape. Sbarrò gli occhi davanti a quello che senza dubbio si trattava di un fotomontaggio perché lui non aveva mai posato per delle foto simili e, anche se si trattava di uno scatto rubato da qualche giornalista a sua insaputa, il ragazzo era certo di non aver mai fatto certe cose con Sebastian.

Loro due, seminudi, abbracciati e in atteggiamenti intimi difficilmente equivocabili. Con il mouse cliccò sull’immagine per ingrandirla, sperando che si trattasse solo di un’illusione dovuta alle dimensioni ridotte. Invece, quando poté vederla a schermo intero, ebbe la sensazione di essere travolto da un treno: il suo viso immortalato nella foto mostrava un’espressione languida, estasiata, totalmente preda del piacere, mentre Sebastian lo teneva stretto a sé. Un filo bianco di saliva univa le loro labbra, segno evidente che si erano appena baciati.

Come era possibile che un’immagine così indecente, una vera offesa per la sua dignità, circolasse liberamente nell’etere di internet alla mercé di chiunque?

Era stata postata in un forum dedicato alla serie Kuroshitsuji. Iniziò a leggere i vari commenti degli utenti iscritti. A giudicare dai nomi e dalle immagini inserite negli avatar, la maggior parte (se non tutte) erano ragazze.

‘Secondo me loro due sono perfetti insieme!’ aveva scritto una; ‘Sono in assoluto il mio OTP e guai a chi me li tocca u_u’ aveva commentato un’altra; ‘La coppia slash per eccellenza: Sebastian x Ciel 4ever!!!!’ diceva una terza.

Ciel rabbrividì nel leggere tutti quei post pieni di faccine e punti esclamativi. I livelli di ormoni femminili nel forum avevano raggiunto le stelle e quel che era peggio era che vi erano numerosissime altre immagini raffiguranti lui e Sebastian in pose oscene.

La cosa lo scandalizzò non poco, eppure non riusciva a staccare gli occhi da quelle foto, divorandole con lo sguardo. Si spaventò persino quando avvertì il cavallo dei pantaloni rigonfiarsi.

Cosa mi succede? stava gridando dentro di sé.

Uno dei topic del sito era persino vietato ai minorenni e Ciel non era tanto certo di volerne scoprire il contenuto. Ciò che lo terrorizzava era l’ulteriore reazione del proprio corpo.

La maggior parte dei termini gli erano completamente ignoti. Decise di fare qualche ricerca per comprendere meglio tutto ciò. Ormai era chiaro cosa intendessero le commentatrici quando parlavano della coppia Sebastian x Ciel ma leggere la definizione di slash, ovvero ‘termine usato per descrivere qualunque coppia (pairing) i cui componenti siano entrambi maschi’, fu il colpo di grazia per le sue sinapsi.

Spense il computer come se da un momento all’altro sarebbe fuoriuscito un mostro dallo schermo. Girò in tondo per la stanza nervosissimo. Mai si sarebbe aspettato che la celebrità avrebbe comportato cose simili. Non era raro che i giornalisti attribuissero ad alcuni attori dei flirt o delle brevi storie d’amore con donne dello spettacolo, ma da qui a fantasticare su lui e Sebastian come coppia gay c’era un abisso di differenza.

Eppure non aveva mai mostrato atteggiamenti ambigui in generale o nei confronti dell’amico che potessero dare adito a simili dicerie. Camminava avanti e indietro e di tanto in tanto lanciava delle occhiate minacciose al computer come se fosse un animale pronto ad attaccarlo non appena avesse abbassato la guardia.

Si fermò. Lo fissò come a volerlo sfidare. Aveva solo grattato la superficie di quel mondo oscuro e voleva scoprire quali altri obbrobri sulla sua vita sentimentale gli erano stati ignoti sino a quel momento.

È solo curiosità, si disse. Semplice informazione personale. Tuttavia una vocina maligna nel suo subconscio affermava che invece le foto appena viste gli avevano fatto assaporare un gusto nuovo e particolarmente piacevole, come il profumo di una leccornia che stimoli l’acquolina in bocca e un appetito feroce.

Digitò ‘SebastianxCiel’ su Google e, benché il motore di ricerca fu estremamente veloce, il cuore di Ciel iniziò a pompare ad una velocità esorbitante per l’ansia del responso.

Si imbatté in un sito dove, oltre alle immagini, erano presenti dei racconti denominati ‘Fanfiction’: le storie erano tutte incentrate su una ipotetica relazione tra lui e Sebastian. Alcune erano ambientate nel mondo di Kuroshitsuji, altre nel mondo reale, e altre ancora in universi immaginari; e mentre alcune si limitavano a descrivere un rapporto romantico più puro e idilliaco, altre non si contenevano affatto sulla descrizioni di alcuni particolari estremamente intimi di un amplesso.

Non che Ciel non sapesse cosa fosse il sesso (anche se non lo aveva mai provato in quasi sedici anni di vita) ma leggere i dettagli minuziosi di un rapporto completo, specie considerato che i protagonisti erano lui e Sebastian, scatenò in lui una serie di reazioni antitetiche che si susseguirono veloci come lampi.

Da prima pensò ‘Che schifo!’, per poi passare ad un ‘Mh, interessante’ e vari altri intermezzi, sino a raggiungere lo stadio finale di ‘Devo leggerne un’altra!’. Ciel stava provando in quel momento l’effetto di una droga: sapeva che doveva fermarsi, perché sentiva che quello che stava facendo era sbagliato, ma al contempo non riusciva ad arrestare la smania di leggere ancora, ancora e ancora.

Inoltre di siti su cui cercare ce ne erano a iosa. In alcuni casi avrebbe volentieri riempito le autrici (quasi sempre erano ragazze) di insulti e coloriti epiteti per come lo avevano caratterizzato, specie se lo descrivevano dolce e amorevole come un gattino. Si chiedeva se quelle fanatiche avessero visto Kuroshitsuji o qualche altra serie tv facendo un bel po’ di confusione con i personaggi. In altri casi, però, doveva riconoscere che le storie erano davvero belle, con trame elaborate, e la sua caratterizzazione era così veritiera da essere persino imbarazzante, come se una perfetta sconosciuta avesse messo a nudo il suo animo per poi esporlo in piazza davanti ad una folla di migliaia di persone.

E poi le scene erotiche (definite nel gergo dei fanwriter ‘lemon’) in qualsiasi maniera erano scritte lo tenevano incollato allo schermo in modo talmente ipnotico che quasi non sbatteva le palpebre per timore di saltare qualche parola. Mentre si legge un libro è spontaneo immaginare la scena che viene descritta come se si stesse vedendo un film al cinema, ma essendo Ciel stesso il protagonista in quei racconti, ogni volta che leggeva di Sebastian che lo toccava, lo baciava, lo accarezzava, non poteva fare a meno di fantasticare su quanto sarebbe stato bello poter vivere nel mondo reale quei momenti tanto intimi.

Quando sentiva di toccare il fondo della decenza, chiudeva tutte le pagine web e contemplava il pulsante di spegnimento per qualche secondo. Ma la mano, come se guidata da una volontà propria, spostava il mouse fino a far arrivare la freccetta bianca del cursore sull’icona di internet, e ancora una volta si perdeva nella spirale delle fanfiction da cui sembrava non esserci via d’uscita.





In capo a una settimana, Ciel aveva completamente annichilito se stesso. Aveva letto praticamente ogni fan fiction in inglese presenti sul web, cercando negli anfratti di ogni sito per scovarle tutte fino all’ultima e, quando si rese conto che non ve ne erano più, iniziò con quelle francesi, di cui aveva una padronanza della lingua più che discreta.

Tre giorni prima Alois lo aveva chiamato solo per sentirlo un po’ e raccontarsi le ultime novità. Quel ragazzo vedeva in Ciel un amico e un esempio da seguire per la sua bravura nella recitazione, ma Ciel lo tollerava solo perché molto spesso il collega si sdilinquiva nel lodare la sua bravura di attore. Non ricevendo risposta, Alois gli aveva lasciato un messaggio nella segreteria telefonica di cui Ciel, troppo concentrato nella lettura, non captò una singola sillaba. Alois ci aveva riprovato altre tre volte nei due giorni successivi e, non ricevendo mai risposta, ogni volta lasciava messaggi vocali sempre più preoccupati, sino a che Ciel non decise di staccare completamente il telefono per non essere disturbato più.

Tuttavia non tenne conto delle conseguenze che tale decisione avrebbe comportato.

Si stese sul divano con il computer portatile sulla pancia, immergendosi completamente nell’oceano delle fanfic Sebastian x Ciel. Pochi minuti dopo la porta si aprì con un certo impeto. Congelandosi sul posto come un bambino colto con le mani nel barattolo della nutella, il ragazzo chiuse subito il pc e si sollevò quel tanto che bastava per fare capolino oltre lo schienale del divano.

In piedi sulla soglia e con un’espressione visibilmente preoccupata, c’era proprio Sebastian.

Ciel iniziò a pensare che leggere tutte quelle storie lo avesse fatto impazzire sino a fargli avere le allucinazioni. “Sebastian?” domandò con un certa titubanza.

Il miraggio lo osservò stranito, poi, notando che Ciel stava bene, si rilassò tirando un profondo sospiro di sollievo. Un sorriso sporco di furbizia gli increspò le labbra. “Non ci vediamo da poco più di due settimane e già ti sei dimenticato il mio viso” lo punzecchiò.

Dunque era proprio lui, pensò Ciel, non era un parto della sua fantasia soggiogata dal mondo delle autrici di internet.

Il ragazzo avrebbe tanto voluto esternare la propria gioia nel rivederlo, ma al contempo guardarlo ora, dopo aver passato giorni interi a fantasticare su come sarebbe stato bello far l’amore con lui, gli procurava una miriade di sensazioni, in primis imbarazzo. Distolse lo sguardo da quello dell’uomo per timore che dalle proprie iridi potessero trasparire i propri libidinosi pensieri.

“Perché sei venuto?” chiese con in tono duro: il solito orgoglio che tornava a galla.

“Alois ha provato a chiamarti più volte, ma dice che non rispondevi al telefono e che addirittura la tua linea telefonica era morta. Ha temuto il peggio e così mi ha avvertito. Fortuna che ho ancora i doppioni delle chiavi di casa tua.” Mentre parlava aveva raggirato il divano per rimirare Ciel in viso, ma questi continuava a guardare qualsiasi cosa nella stanza meno che Sebastian.

Per una volta quel rompiscatole di Alois si è dimostrato utile, rifletté Ciel. “Premuroso da parte tua venire a controllare che stessi bene, ma come vedi sto divinamente.”

“Sì, vedo” commentò Sebastian con la voce venata di ironia.

Ciel conosceva abbastanza bene l’amico per sapere che stava pensando qualcosa di sgradevole e, voltandosi per osservarlo, notò che l’uomo aveva lo sguardo puntato sul suo pc.

Sta pensando di prenderlo, si disse Ciel e subito si ricordò che quando aveva abbassato lo schermo non aveva chiuso le pagine web piene zeppe di fan fiction: se Sebastian avesse accesso il computer si sarebbe ritrovato davanti cascate di parole tutte riguardanti loro due intesi come coppia.

All’uomo non sfuggì il turbamento di Ciel: era evidente come il sole che c’era qualcosa che lo impensieriva e di certo si trovava proprio nel suo pc.

Entrambi fissarono l’oggetto come due predatori che vogliono avventarsi sulla medesima, succulenta preda.

Era questione di tempi e di velocità. Sul piano fisico Ciel sapeva di non avere alcuna possibilità, ma rispetto a Sebastian aveva il ghiotto trofeo a pochi centimetri da lui. Tutte e due si avventarono sul computer nel medesimo istante, ma il giovane fu più celere nell’agguantarlo e ritrarsi. Tuttavia, non aveva considerato che Sebastian non si sarebbe certo arreso così presto. Di fatti, nonostante Ciel tentò una blanda fuga, Sebastian gli fu addosso in sole due falcate, immobilizzandolo sul tappeto del soggiorno e sottraendoli così l’ambito premio. Gli era praticamente seduto sull’addome, così che il ragazzo non aveva modo di liberarsi e riappropriarsi del maltolto.

“Bene, bene: vediamo cosa ha tenuto il mio signorino isolato dal mondo per tutto questo tempo” disse Sebastian estremamente divertito dal mediocre tentativo di Ciel di nascondere i propri turpi segreti.

“Bastardo!” imprecò questi, dimenandosi come un’anguilla sotto il bacino di Sebastian che premeva, anche se non con tutto il suo peso corporeo, sulle costole. “Sono cose private!”

“Gli attori famosi come noi non hanno una vita privata: dovresti saperlo bene.”

La luce bianca dello schermo illuminò il viso di Sebastian conferendogli un’aura spettrale. Per Ciel era finita. Avrebbe provato vergogna per il resto dei suoi giorni e di certo Sebastian avrebbe sfruttato quel suo punto debole ogni qualvolta lo avesse voluto prendere in giro nel prossimo futuro.

Se solo i demoni fossero esistiti davvero, Ciel avrebbe volentieri stipulato un contratto per sottrarsi a tutto quello e impedire così che il proprio onore venisse orribilmente e irrimediabilmente infangato.

Aveva tanto desiderato che Sebastian tornasse da lui e queste ne erano le tragiche conseguenze.

“Oh, ma guarda un po’.” Ciel trattenne il fiato in attesa del pungente e dolorosamente sarcastico commento di Sebastian al suo nuovo hobby. Il viso era una maschera rossa di vergogna e umiliazione. “E così anche tu hai scoperto dell’esistenza delle fan fiction Sebastian x Ciel.”

Il giovane mostrò un evidentissimo stupore a quelle parole. Di certo non si aspettava nulla di simile. “Che vuol dire ‘anche tu’? Cioè, tu sapevi dell’esistenza di queste cose e non mi hai mai detto niente?” lo rimproverò.

Sebastian alzò gli occhi al cielo con evidente rassegnazione. “Come sei ingenuo, Ciel. Tutti lo sanno.”

“Tutti chi?” chiese allarmato il ragazzo.

“Grell, Alois, Agni e tutti gli altri. Ma qui noto che le storie sono scritte in francese: quindi ne deduco che hai già finito di leggere tutte quelle in inglese. Devono averti appassionato molto!” Ecco il commento sarcastico che Ciel si aspettava e di certo Sebastian si stava solo riscaldando in attesa di dare sfoggio del suo repertorio di cattiveria.

“Ora puoi liberarmi?”

“Non prima di aver avuto qualche risposta.” Ciel sbarrò gli occhi. Nella sua testa fu come se si fosse acceso un allarme rosso degno di una centrale nucleare in procinto di saltare in aria. Sebastian posò il computer per terra, nel punto più lontano che il suo braccio riuscì a raggiungere. Quindi si chinò su Ciel poggiando entrambe le mani ai lati della sua testa: quella posizione non presagiva nulla di buono… forse. “Ti sono mancato?”

Se possibile, gli occhi di Ciel si dilatarono ancora di più. Sebastian era più misterioso che mai da quando aveva scoperto il suo segreto. “Eh?”

“È una domanda semplice” disse con quel sorriso angelico che aveva un potere ammaliante su Ciel e questo l’uomo lo sapeva molto bene.

“Non più di tanto” fu il massimo che Ciel gli consentì.

“E allora perché hai passato questi ultimi giorni a leggere storie erotiche su noi due?”

C’era una sola risposta a quella domanda: la verità. Ma Ciel non avrebbe mai avuto il coraggio di pronunciarla e Sebastian lo sapeva molto bene. Tuttavia il silenzio del ragazzo gli bastò: per lo meno non aveva tentato di inventare qualche bugia.

“Ce ne è forse una che ha stimolato di più la tua fantasia?” continuò ad infierire, avvicinandosi paurosamente al viso di Ciel, tanto da lambirgli con il respiro rovente le gote leggermente arrossate.

“Piantala con questi giochetti!” disse Ciel con i denti digrignati come un cucciolo davanti ad una minaccia.

“Peccato! Avrei scommesso che avresti detto ‘Piantala con questi giochetti e scopami una buona volta!’ ma farò finta che sia andata così, anche se…” avvicinò le labbra all’orecchio di Ciel così tanto che ad ogni sillaba pronunciata le labbra ne sfioravano la conchiglia, “… sono certo che lo abbia pensato” e leccò il lobo beandosi del gemito che sfuggì al giovane.


per ora non è niente ma per la seconda parte vi consiglio di prendere un secchio per la saliva XD fatemi sapere se vi piace!
Alla prossima =)
 
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vexill
view post Posted on 17/10/2012, 16:02     +1   -1




eccovi la seconda parte... come mai nessuno legge T.T :o:
Galeotte furono le fanwriters



Seconda parte











Ciel avvertì un’ondata di calore incandescente invadergli il corpo dalla punta dei capelli fino alle dita dei piedi prima ancora che la lingua morbida e umida di Sebastian gli sfiorasse l’orecchio. Quando il contatto divenne molto più concreto, il ragazzo sussultò come se avesse ricevuto una scossa elettrica ad alto voltaggio, gemendo in un modo che Sebastian avrebbe definito a dir poco osceno.

Era teso come una corda di violino. Un ragazzo nel pieno della tempesta ormonale della sua adolescenza con una smania incommensurabile accumulata dentro il corpo per via delle innumerevoli fan fiction lette: un vulcano pronto ad esplodere in un trionfo di magma vermiglio.

“Quanto siamo sensibili” scherzò l’uomo, sussurrando così vicino all’orecchio di Ciel da far asciugare la propria saliva con l’alito.

A quella celia, Ciel parve riprendersi dal languore appena provato. Sollevò le mani, posandole sul petto di Sebastian per spingerlo via, ma senza imprimere troppa forza. “Razza di maniaco!” Era il suo senso di integrità a parlare, ma il suo corpo gridava forte e chiaro ben altro, cosa che l’amico non mancò di avvertire sotto il proprio bacino.

Questi gli afferrò entrambi i polsi e li portò sopra la testa del ragazzo tenendoli fermi contro il pavimento per sventare ogni altro blando tentativo di fuga. “Ora basta, Ciel: mi hai davvero stancato!”

Le parole gli scrosciarono addosso come un gavettone d’acqua ghiacciata. Da prima Ciel mostrò paura davanti una reazione così inaspettata di Sebastian, poi lo spavento si sciolse in sorpresa quando vide il suo volto addolcirsi e la presa sui suoi polsi allentarsi, ma non abbastanza da permettergli di liberarli.

Era la prima volta che l’amico gli parlava così, lui che si era sempre mostrato paziente, gentile e accondiscendente davanti ad ogni suo capriccio. Forse Ciel si era immedesimato così tanto nel ruolo di padrone da dimenticare che Sebastian non era il suo servitore, ma un suo collega e amico e che, naturalmente, poteva anche arrabbiarsi con lui e rimproverarlo per qualcosa.

Temette che l’oggetto dei suoi desideri potesse alzarsi, lasciarlo lì sul pavimento ancora pieno di desiderio e andare via come era già accaduto quasi due settimane prima, ma questa volta non sarebbe più tornato indietro.

“Sebastian…” soffiò lieve non sapendo cos’altro dire se non il suo nome.

Fu l’altro a toglierlo d’impaccio, posando le labbra sulle sue in quello che aveva tutta l’aria di essere proprio un bacio. All’inizio fu casto e delicato, poi la lingua di Sebastian fece capolino solleticandogli il labbro superiore, tracciandone tutto il contorno con la punta sino ad infilarsi, sinuosa come un serpente, nella sua bocca alla ricerca della compagna.

Vergognosamente inesperto, Ciel cercò di assecondarne i movimenti, da prima lenti come il dolce moto ondoso del mare appena sfiorato da una brezza, per poi divenire frenetici in un crescendo di spirali simili a gorghi marini. Un principio di dolore alle mascelle, unito alla mancanza di ossigeno, costrinsero Ciel a serrare le labbra per porre fine a quel bacio passionale e burrascoso al contempo.

Quando Sebastian sollevò la testa quel tanto che bastava per permettere a Ciel di inalare nuova aria nei polmoni, il ragazzo notò che non vi era alcun filo di saliva ad unire le loro bocche come invece aveva visto in molte fanart e letto in innumerevoli fanfic: solo una fantasticheria dunque. Chissà quante altre cose non corrispondevano alla realtà.

Le labbra dischiuse e lucide, le guance arrossate e gli occhi annacquati di lussuria comunicavano a Sebastian tutto ciò che Ciel non avrebbe mai avuto l’ardire di pronunciare ad alta voce.

“Sebastian, ma tu…” Il giovane si morse le labbra per la vergogna. Aveva sempre avuto una parlantina sciolta e accattivante, inoltre persino davanti ad una platea di migliaia di persone o all’obiettivo vitreo delle telecamere di tutto il mondo non aveva mai mostrato alcun tentennamento, mentre adesso, davanti a Sebastian, un amico che conosceva da tre anni, non riusciva a trovare le parole per esprimere i suoi dubbi.

“Sì?” lo spronò a parlare l’uomo, sorridendo davanti alla sua goffaggine e per nulla intenzionato ad aiutarlo. Ciel Phantomhive in difficoltà non era uno spettacolo a cui si poteva assistere tutti i giorni e aveva tutta l’intenzione di goderselo fino in fondo.

“… tu da quando…?” Niente! Le parole non volevano proprio saperne di uscire e intanto Ciel iniziò anche a spazientirsi per quella situazione di stallo. Dannazione!, pensò, nelle fan fiction era tutto più semplice e Sebastian si dimostrava molto più collaborativo!

“Oh Ciel, ma era solo un bacio: possibile che la tua lingua si sia impastata così tanto?” Sebastian aveva perfettamente compreso il quesito a cui il giovane voleva sottoporlo, ma non poteva farci niente: era troppo divertente stuzzicarlo!

Ciel arricciò le labbra sino a farle sbiancare del tutto. Si accorse che la presa di Sebastian attorno ai suoi polsi si era allentata e con un guizzò fece sgusciare le mani. Afferrò le spalle dell’uomo e…

… e cosa? Voleva respingerlo, dopo tutto quello che era successo? A che sarebbe valso? Ormai i suoi sentimenti erano limpidi come acqua sorgiva e mentire ancora non avrebbe portato proprio a niente. E se avesse provato semplicemente a lasciarsi andare per una volta? Se avesse tentato di abbandonarsi totalmente alle attenzioni di Sebastian: cosa sarebbe mai potuto accadere di male?

Quasi potesse leggere queste domande come se galleggiassero attorno alla sua testa, Sebastian si spostò di lato, stendendosi accanto a lui poggiato su un fianco: con la mano sinistra gli lisciò i capelli dalle sfumature color petrolio, mentre con la destra lo accarezzava sul ventre, sopra la camicetta, insinuando di tanto in tanto le lunghe dita tra un bottone e l’altro per toccare la pelle accalorata sotto la stoffa.

“È un anno che stavo aspettando questo giorno” gli disse, rispondendo a quel quesito che Ciel non era stato in grado di formulare. “Sei cresciuto tanto in questi ultimi mesi” continuò, baciandolo poi sulla gola. Avvertì distintamente il sangue nella giugulare pompato a velocità frenetica dal cuore. “Prima ti vedevo solo come un bambino viziato.” Risalì lungo la linea della mandibola tempestandola di baci, sino ad arrivare all’orecchio. Sotto la sua mano, il corpo di Ciel stava fremendo di piacere e aspettativa. Ricoprì con l’intero palmo il cavallo dei pantaloni, percependo sotto di esso un rigonfiamento indubbio. “Ma negli ultimi tempi devo ammettere che sei diventato un ragazzo molto…” Strinse le dita per sentire concretamente il turgore dell’eccitazione di Ciel: un gemito altisonante fu la sua ricompensa. “… appetitoso” concluse, lambendo con le labbra il lobo dell’orecchio e succhiandolo come se fosse una caramella.

Sbottonò i pantaloni del ragazzo, calandoli assieme alla biancheria intima fino alle ginocchia: si sorprese nel constatare che Ciel non oppose la minima resistenza. Ormai le sinapsi del giovane si erano completamente disconnesse e adesso si era letteralmente abbandonato alle sue mani.

Con delicatezza, Sebastian percorse in punta di dita il contorno del suo ombelico, lasciando che i polpastrelli scivolassero sulla pelle liscia come un pattinatore sul ghiaccio. Seguì la linea immaginaria che portava dalla pancia al pube e lì, dopo aver tentennato qualche istante al solo scopo di vedere Ciel contorcersi e mugugnare sofferente, sfiorò la punta rosea della sua virilità eretta e bramosa di attenzioni.

I primi, densi liquidi di piacere gli imbrattarono la mano. “Oh, sei già tutto bagnato.”

Ciel avrebbe voluto rispondergli che giorni interi passati davanti allo schermo del computer riempiendosi la testa di mille fantasie erotiche, gli avevano suscitato un appetito sessuale che il suo corpo non vedeva l’ora di soddisfare, saziandosi fino alla nausea, finché le membra esauste non avessero gridato pietà per un po’ di riposo.

Intanto, Sebastian cominciò a baciarlo sul petto, titillando i capezzoli ogniqualvolta vi passava sopra con la bocca, abbandonandoli poi bagnati di saliva per dedicarsi ad altre regioni quali il collo o lo sterno. Fece scorrere il membro umido di Ciel tra le dita, bagnandole del suo stesso fluido eros per lubrificarle. Poi, scivolando lungo l’intera lunghezza dell’asta arrivò alla virginea apertura del ragazzo che, per istinto, divaricò le cosce il più possibile nonostante l’impedimento dei pantaloni per concedergli maggior libertà di movimento.

Sapeva bene cosa stava per accadere. Era praticamente una prassi in ogni scena erotica che aveva letto: prima l’indice, poi il medio, infine l’anulare e per concludere la sforbiciata, così che il suo stretto canale si sarebbe dilatato sufficientemente per mitigare il dolore che sarebbe sopraggiunto con la penetrazione. Il trucco era rilassarsi per soffrire meno, ma quando avvertì il tocco dell’uomo vicino alla sua parte più intima, il ragazzo constatò che vi era un abisso di differenza tra la teoria e la pratica.

Però, Sebastian non vi introdusse subito l’indice come si sarebbe aspettato Ciel. Si limitò a solleticare il piccolo anello muscolare, tracciandone il contorno e infilando il dito solo di mezzo centimetro per poi rotearlo appena, come se volesse farsi desiderare.

“S-sebastian… non così… devi andare più a fondo se vuoi…” biascicò Ciel, gli occhi chiusi per godere meglio di quella sublime tortura che non faceva altro che accrescere la sua smania. Mai come in quel momento sentì l’irrefrenabile desiderio di avere Sebastian dentro di sé, in ogni modo possibile.

“E da quando sei tu l’esperto in materia?”

Già, anche se a malincuore Ciel dovette ammettere a se stesso che tra di loro era l’altro ad essere più preparato. Un pensiero lampo gli balenò in testa: quanti amanti aveva avuto Sebastian nella sua vita? Un moto di gelosia gli attorcigliò lo stomaco al solo pensiero che avesse fatto ad altri le stesse, identiche cose che stava facendo a lui in quel momento.

Cercò di non pensarci, si limitò solo a rispondere: “Guai a te se mi fai troppo male!”

Quanto era adorabile Ciel quando faceva così! Assomigliava sempre più ad un grazioso micetto che tira fuori le unghiette per difendersi!

Quasi a volerlo sfidare, Sebastian introdusse l’indice lento ma inesorabile.

Stoicamente Ciel trattenne ogni verso di lamentela. Aveva creduto di peggio, in effetti: più che altro era solo fastidio e Sebastian ben presto riuscì a tramutarlo in un lieve piacere. Poi fu la volta del medio, e qui Ciel avvertì una fitta di dolore… e pensare che ben presto sarebbe sopraggiunto anche un terzo dito.

Avrebbe voluto chiedere a Sebastian di fermarsi, ma non voleva apparire debole. Inoltre, se c’era una cosa che aveva imparato in quei giorni, era che la sofferenza sarebbe stata ampiamente compensata dal piacere.

Resistette anche quando l’uomo completò l’opera inserendo l’anulare. Principiò a muovere le dita con movimenti lenti e rotatori ben presto assecondati dal bacino di Ciel che prese a muoversi allo stesso ritmo di quelle tre falangi quasi contro la volontà del ragazzo.

“Siamo alquanto affamati, vedo.” Senza preavviso alcuno, nel bel mezzo di quel ballo erotico, Sebastian sfilò le dita e, con rapidi movimenti, si portò tra le gambe aperte di Ciel, gli sfilò i pantaloni e le mutandine rimasti incastrati attorno alle caviglie sottili, lo abbracciò e lo sollevò con la stessa facilità con cui avrebbe preso un cuscino pieno di piume.

Per timore di cadere Ciel, ancora intorpidito, gli strinse il collo con le braccia e il bacino con le gambe assumendo una posizione simile ad un piccolo di koala che si avvinghi alla madre. “Che vuoi fare?”

“Pensavo fosse chiaro cosa stessimo facendo: voglio solo andare in un posto un po’ più comodo” spiegò Sebastian avviandosi verso la camera da letto.

Varcata la soglia della stanza, Ciel lanciò uno sguardo alle sue spalle e, inspiegabilmente persino a lui stesso, il cuore iniziò a battere più forte e le gote gli si imporporano alla vista del letto matrimoniale pronto ad accoglierli durante il loro imminente amplesso.

Sebastian lo distese sul letto con una delicatezza insolita, come se stesse poggiando una bambola di porcellana.

Ora, senza più l’impedimento dei vestiti, Ciel poté aprire le gambe quanto più gli aggradava. Si sentiva sfacciato e osceno, ma non ce la faceva più ad aspettare.

Era uno spettacolo a dir poco invitante, ma Sebastian sapeva essere paziente… e anche un gran bastardo! pensò Ciel.

L’uomo iniziò a sfilarsi i vestiti davanti a lui lentamente, troppo, troppo lentamente. Prima la maglia nera; gli occhi di Ciel divorarono ogni centimetro dei suoi pettorali tonici e dei suoi addominali scolpiti, ma non eccessivi. Sebastian aveva modellato il proprio corpo per donargli una figura longilinea, slanciata ma al contempo robusta e scultorea. Il risultato era un busto praticamente perfetto, con le linee dei muscoli appena accennate come un leggero tratto a matita.

Poi toccò la medesima sorte anche ai pantaloni e alla biancheria intima e allora la vista di Ciel fu monopolizzata dal suo membro eretto e duro che sembrava puntare verso il centro delle sue cosce. Un calore intenso colorò le guance del giovane ancora di più, vergognandosi per la sua sfacciataggine nell’osservare la virilità dell’amante. Ma i suoi occhi non volevano saperne di distogliersi da quel punto preciso, come se fossero stati calamitati dalla mascolinità prepotente dell’uomo.

E un dubbio preoccupante gli sovvenne nell’ammirare la gloria di Sebastian: ‘Ma riuscirà ad entrare?’

Ancora una volta ripensò a tutte le storie che aveva letto in quei giorni fino a consumarsi le pupille, in cui, bene o male, lui e Sebastian riuscivano sempre ad avere un rapporto completo e appagante, anche se era la prima volta, ma in quel momento stava constatando sulla propria pelle la differenza di fisicità che li separava.

La perplessità si dipinse sul suo viso. Sebastian non poté fare a meno di notarla, perplesso a sua volta. “Qualche problema? Ho deluso le tue aspettative?” gli chiese, increspando poi le labbra in un sorriso sornione, l’espressione di un uomo sicuro della propria avvenenza.

“No…” rispose Ciel, troppo pudico per poter parlare. Sentì le mani dell’amante poggiarsi sull’interno coscia e premere leggermente per fargli aprire ancora di più le gambe, donandogli una vista, a detta di Sebastian, paradisiaca.

“È normale avere timore, ma tu pensa solo a rilassarti e a godere: al resto ci penso io.” La sua voce vellutata carezzò le orecchie di Ciel come una mano inguantata di seta.

Magari i suoi dubbi erano fondati ma Sebastian non sembrava nutrirne alcuno e questo bastò a Ciel per fidarsi di lui e della sua esperienza. Avvertì il suo respiro rovente lambirgli l’intimità e, subito dopo, il contatto molto più concreto della sua lingua che giocherellava con le proprie ghiandole. Ciel percepiva una sensazione di bagnato e caldo, tanto che sentiva montare dentro di sé già le prime avvisaglie di un imminente orgasmo. Un formicolio delizioso si inerpicò dalla base del membro verso la punta, accompagnato dalla lingua di Sebastian che lo stava conducendo alla follia.

Non voleva venire subito, Sebastian lo avrebbe deriso per la sua scarsa resistenza. Afferrò le lenzuola, stringendole fino quasi a strapparle, cercando di scaricare la tensione verso le dita, ma invano. Quando la bocca dell’uomo gli avvolse la punta grondante eros liquido, stringendola in un caldo abbraccio di labbra e lingua, Ciel tremò, come se si trovasse nudo al Polo Nord, e la sua erezione esplose sotto la sinfonia dei suoi gemiti.

Sebastian ingoiò senza battere ciglio il suo caldo e denso seme. Solo qualche goccia gli sfuggì, scivolando lungo l’asta sino ad accumularsi nella piega della base. Con uno schiocco, si allontanò. Non arrivò nessuna battuta sarcastica alle orecchie di Ciel o forse il ragazzo aveva i sensi troppo annebbiati, come se si trovasse sott’acqua, per poterla sentire. Le grandi mani di Sebastian gli sollevarono le gambe, facendogli piegare le ginocchia verso il petto, esponendo così alla sua insaziabile bocca il lato più recondito e sensibile.

Prima ancora che Ciel potesse capire cosa stesse accadendo, ancora una volta vibrò sotto le sferzate, simili a frustate, della lingua di Sebastian. Con la punta percorse la fessura del giovane lungo tutta la sua lunghezza fino a soffermarsi al centro nevralgico del suo piacere.

Ciel conosceva il nome di quella particolare pratica. Qualche volta l’aveva letta nelle storie delle fan: rimming. La prima volta che si era trovato davanti ad una scena erotica simile aveva pensato subito che fosse una cosa a dir poco disgustosa, ma non avrebbe mai pensato a quanto potesse essere stupendo farsi leccare in quel modo.

All’iniziò si irrigidì per la sorpresa, poi si rilassò completamente e in fondo lo aveva detto lo stesso Sebastian: lui doveva solo pensare a rilassarsi e a godere e la cosa non gli dispiaceva affatto. Quando l’amante lo ritenne pronto per il passo successivo, nonché quello decisivo, si distese completamente su di Ciel, sovrastandolo con la propria figura prestante, sino ad oscurarlo del tutto con la propria ombra.

Ci siamo, pensò il ragazzo intimorito ma anche impaziente.

Per distrarlo, Sebastian gli passò la lingua sul piccolo pomo d’adamo, poi scivolò lungo il pendio della gola e risalì verso l’orecchio ingioiellato, suggendone il lobo. Avvicinò la punta della propria virilità all’apertura di Ciel, spingendosi giusto un po’ per non cogliere di sorpresa il ragazzo e rischiare che, irrigidendosi troppo, si facesse eccessivamente male.

D’istinto, il giovane artigliò le possenti spalle di Sebastian, conficcando appena le unghie nella pelle. Sentendo i muscoli attorno a sé rilassarsi, l’uomo proseguì la sua avanzata in quel canale così angusto ma dal calore afrodisiaco. Lo penetrò nel modo più lento possibile, lasciando che il corpo del suo virgineo amante lo accogliesse piano, dischiudendosi al suo passaggio come un fiore che sbocci. Ciel premeva sempre più le unghie nelle spalle di Sebastian ad ogni centimetro conquistato da questi che, silenzioso, non si lamentava.

“Manca poco” gli bisbigliò all’orecchio. Sollevò appena il viso per vedere l’espressione di Ciel e una lacrima era rimasta impigliata tra le lunghe ciglia scure dell’occhio sinistro. La lambì con le labbra per eliminare ogni traccia di sofferenza dal suo volto.

L’inguine di Sebastian aderì ai glutei di Ciel, solleticandoli leggermente con il vello corvino del pube e il ragazzo comprese che il peggio era passato. Allentò la presa sulla schiena di Sebastian, mettendo in mostra le dieci mezzelune che le sue unghie avevano inciso sulla pelle.

“Sei stato bravissimo, Ciel” lo lodò l’amante come un maestro che si congratuli con il proprio allievo per l’ottimo voto preso nell’ultimo compito in classe. Quella lusinga fece riflettere Ciel sulla sostanziale differenza di età che c’era tra loro due: era praticamente un bambino al confronto di Sebastian, anche se aveva sempre affermato cocciutamente che era molto più uomo di tanti altri ragazzi più grandi di lui (Alois per primo).

Lentamente come era entrato, Sebastian iniziò ad uscire sino a lasciare dentro solo la punta.

A Ciel la sensazione di avere un incolmabile vuoto dentro di sé fu subito spazzata via nel momento in cui l’uomo rientrò, più veloce della prima volta ma non abbastanza da fargli male.

Ripeté lo stesso movimento ancora molte altre volte, aumentato la velocità delle spinte in un lento crescendo, estremamente calcolato e preciso, sino a che non raggiunse il ritmo più piacevole per entrambi.

Il dolore di Ciel scemò gradualmente, sfumando in un fastidio per poi tramutarsi del tutto in godimento, sino a quando il ragazzo non alzò le gambe per avvolgere la vita di Sebastian, allacciando le caviglie nude dietro i suoi lombi e offrire così il proprio corpo alla sua energica virilità.

Il membro del giovane era pressato tra i loro corpi che ben presto si imperlarono di sudore, sfregando continuamente tra i loro addomi in un massaggio stimolante ma al contempo straziante. Ogni colpo di bacino di Sebastian era un’estasi, una delizia per i sensi che Ciel non avrebbe mai potuto immaginare. Il viso dell’uomo era completamente trasfigurato dal piacere: gli occhi marroni, dalla leggera sfumatura vermiglia, sembravano braci ardenti di lussuria; i capelli corvini incollati alla fronte in un arabesco asimmetrico; i muscoli delle spalle, della schiena e degli addominali che si contraevano ritmicamente in modo instancabile.

La sua contemplazione fu bruscamente interrotta quando Sebastian uscì dal suo corpo in modo tanto improvviso da lasciare Ciel in uno stato stuporoso per qualche secondo. Riprese contatto con la realtà solo quando le mani dell’amante lo afferrarono per i fianchi invitandolo a voltarsi: la faccia sprofondata nel guanciale e il bacino sollevato completamente alla mercé delle voglie dell’uomo.

Senza dargli il tempo di protestare per la nuova posizione, conturbante sì, ma che lo faceva sentire terribilmente vulnerabile, Sebastian lo penetrò di nuovo e questa volta non fu delicato come all’inizio.

“Sebastian!... Ah…” gridò Ciel, ma non era chiaro se fosse un lamento di protesta o un gemito di goduria. Tutto ciò che il diretto interessato comprese era che al suo giovane amante non dispiaceva affatto la novità, anzi, sembrava goderne molto più di prima.

Lo sentiva affondare in lui sempre più aitante e veloce. La gola gli bruciava per le geremiadi che non riusciva a trattenere e il cuscino ben presto si inumidì della saliva che gli colava dalla bocca. Si aggrappò alle lenzuola per non farsi spingere in avanti, schiacciò il petto contro il materasso e sollevò il bacino quanto più possibile, formando con il corpo un angolo acuto.

Sebastian chinò il busto verso di lui, con la mano destra si sorresse al letto per non gravare con il proprio peso su Ciel, mentre con la mancina gli avvolse il membro rimasto ignorato sino a quel momento, massaggiandolo al ritmo delle spinte.

Il calore della sua mano fu la goccia che fece letteralmente traboccare il vaso, e con pochi movimenti Ciel venne per la seconda volta, versando il prodotto del suo orgasmo sulle lenzuola bianche.

Gli spasmi muscolari abbracciarono il sesso di Sebastian in una morsa morbida e bollente. Cavalcando l’onda del piacere di Ciel, anche l’uomo venne quasi simultaneamente a lui, riempiendolo della propria virilità liquida. Quando uscì, un rivolo di fluido bianco e opalescente colò lungo la coscia del giovane come la cera di una candela sciolta sotto una fiamma.

Spossato, esausto, intorpidito e anche un po’ dolorante, Ciel si accasciò pesantemente sul letto, la schiena che si abbassava e alzava a ritmo concitato per l’affanno. Ogni muscolo era ancora teso e vibrante, ma ben presto riuscì a calmarsi e ad emergere dal limbo in cui era sprofondato.

Sebastian si distese accanto a lui, afferrò il lenzuolo e lo coprì per evitare che prendesse freddo. Poggiato su un fianco ne osservava incantato il viso ancora arrossato e gli occhi annacquati.

“Allora: è stato meglio o peggio delle storie che hai letto?” gli domandò, frantumando l’atmosfera onirica che aleggiava nella stanza.

“Una sola volta non mi è sufficiente per poter giudicare” rispose Ciel con un sorriso sporco di malizia in volto. Non avrebbe certo dato a Sebastian la soddisfazione di dirgli quanto era stato magnifico.

“Mi è sembrato che fossi venuto più di una sola volta” controbatté Sebastian, ricambiando il ghigno mefistofelico del ragazzo.

“Tsk… comunque conta per uno!” E con questo, Ciel dichiarò chiuso il discorso. Come sempre voleva avere lui l’ultima parola e Sebastian non se la sentiva di intavolare una discussione su qualcosa di così futile. Aveva già avuto la sua soddisfazione per quella sera ed era certo che ne avrebbe avute molte altre in futuro.

Sollevò lo sguardo verso la finestra, oltre la quale era visibile la sua gigantografia dello spot dello smalto nero per unghie.

Ciel si era voltato dall’altra parte per dormire. L’uomo ne rimase un po’ deluso, in verità. Non che si aspettasse che il giovane fosse un tipo da coccole post-sesso (non ne era tipo nemmeno lui stesso in realtà) ma neanche che piombasse addormentato quasi all’istante.

Sospirò: avrebbe dovuto insegnarli parecchie cose.





Ciel non era un ragazzo particolarmente timido, ma di sicuro aveva scoperto di essere molto pudico. Si era girato dall’altro lato solo per fingere di dormire. Non era pentimento quello che sentiva, fosse tornato indietro cento volte lo avrebbe rifatto per altrettante e cento. In realtà non aveva la minima idea di come comportarsi dopo il sesso. Benché sentisse il corpo stanco, la sua mente non voleva saperne di farsi irretire dal sonno: era praticamente sovraeccitata e si ripetevano in un eterno replay le immagini e le sensazioni provate nel corso di quella sera, dal momento in cui Sebastian era entrato dalla porta sino all’apice del loro rapporto.

Ma la cosa peggiore era che il suo corpo stava reagendo a quelle reminescenze. Si sentiva come un affamato che non aveva toccato cibo per mesi, incatenato ad una sedia con davanti a sé un lauto banchetto ricco di ogni leccornia, e, nonostante avesse potuto mangiare a sazietà, il suo stomaco aveva ripreso a brontolare dopo neanche un paio d’ore, richiedendo di essere riempito ancora di quelle prelibatezze... solo che non era lo stomaco l’organo interessato.

Il ragazzo strinse le gambe per quietare la propria voglia, ma senza successo. Si lasciò persino sfuggire un mugugno di insoddisfazione. Si girò verso Sebastian per assicurarsi che non si fosse svegliato, ma nel farlo il suo membro strusciò contro la stoffa delle lenzuola, eccitandolo ancora di più quasi fosse appena stato accarezzato da una mano vellutata.

Si morse il labbro per la frustrazione e sospirò rumorosamente.

“Troppo agitato per dormire?” La voce di Sebastian risuonò come uno squillo di tromba nel silenzio di una catacomba.

Ciel si irrigidì all’istante: era stato scoperto e adesso cosa avrebbe raccontato per giustificarsi? Non voleva certo che Sebastian lo reputasse un assatanato, con tutti i relativi sfottò che sarebbero seguiti.

“E tu perché sei sveglio?”

“Non è facile restare addormentati quando c’è un ragazzino tarantolato nel letto.”

“Mi sono mosso appena” si difese Ciel.

Sentì Sebastian avvicinarsi maggiormente a lui e un braccio dell’uomo circondargli poi la vita sottile. Tremò al contatto con la sua pelle nuda, cosa che non passò inosservata agli occhi (e al tatto) di Sebastian.

“Cosa c’è?” gli chiese con la voce più melliflua che gli riuscì, carica di tanta sensualità che Ciel avrebbe quasi voluto supplicarlo di non parlargli in quel modo che esacerbava ancora di più la sua situazione.

Non gli rispose e Sebastian decise di trovare una risposta da solo: magari sotto tortura la lingua del giovane si sarebbe sciolta. Gli carezzò il ventre con studiata lentezza e subito un campanello di allarme si accese nella testa di Ciel quando vide quelle dita scendere pericolosamente verso il pube. Gli afferrò il polso per bloccare la mano esploratrice e un sorriso diabolico arcuò le labbra di Sebastian.

“Oh, capisco.”

“Non so cosa stai pensando, ma non hai capito proprio niente!” sbraitò Ciel.

Per tutta risposta, Sebastian lo afferrò di peso, facendolo rotolare sul fianco per portarlo cavalcioni su di sé. Le loro erezioni si scontrarono e una nuova scarica di piacere serpeggiò lungo l’intera schiena di Ciel.

“Bene, sei contento?” disse Ciel con un evidente tono di offesa nella voce.

L’uomo gli passò una mano dietro la nuca e lo spinse verso di sé facendogli perdere l’equilibrio e costringerlo così a baciarlo. “Sì, molto.”

Con la stessa mano, Sebastian gli carezzò le rotondità per poi infilare l’indice dentro di lui e prepararlo per un secondo round.

Un ansito di puro piacere, quasi liberatorio, si librò dalla bocca di Ciel, seguito da molti altri quando l’amante iniziò a sfregare la punta della sua eccitazione lungo il solco dei glutei del ragazzo per caricarlo di desiderio e bramosia.

“Per questa notte ho deciso di accontentarti” gli sussurrò all’orecchio, affondando in lui con un solo, fluido movimento. “Ma da domani stabiliamo delle regole.”

Ma Ciel aveva smesso di ascoltarlo nell’istante stesso in cui la punta del membro di Sebastian aveva toccato il suo punto nevralgico più recondito, inducendolo persino a dondolare il bacino per assecondare i suoi movimenti.





Un delizioso profumo proveniente dalla cucina solleticò le narici di Ciel, risvegliando poco alla volta l’olfatto e tutti gli altri sensi assopiti. Stimolato da quell’odore così invitante, lo stomaco emise un sonoro brontolio. Era da tanto che non si svegliava la mattina con un simile appetito, di sicuro merito di tutta la ginnastica orizzontale fatta la sera prima (nonostante il grosso del lavoro lo avesse fatto Sebastian).

Si alzò a sedere e si diede una bella stiracchiata. Indossò un paio di pantaloncini e una maglia in cotone giusto per non presentarsi in cucina completamente nudo. Vi giunse a passi strascicati.

Il tavolo era ingombro di tante squisitezze sia dolci, come un’intera cheesecake, sia salate, come pancetta e uova strapazzate. Sebastian aveva cucinato per lui una colazione sontuosa in previsione della fame che sicuramente avrebbe avuto Ciel quella mattina.

L’uomo era seduto al tavolo, vestito con gli abiti della sera prima, intento a scrivere qualcosa sul computer portatile di Ciel. Il suo viso era sereno e solare. “Buongiorno!” gli disse, sfoderando uno dei suoi sorrisi più gentili.

“’Giorno” biascicò Ciel, ancora intorpidito.

Si sedette di fronte al compagno, contemplando tutto quel ben di dio indeciso su cosa mangiare per primo. Sapeva che Sebastian aveva la passione per la cucina (di fatti, aveva cucinato lui stesso molte delle pietanze che erano state presentate in Kuroshitsuji) ma non si sarebbe mai aspettato che avrebbe avuto l’accortezza di preparargli un simile banchetto.

La cosa puzzava di inganno. “Come mai?” domandò sospettoso Ciel.

“Come mai cosa?” chiese di rimando l’uomo, senza mai distogliere gli occhi dallo schermo del pc. Le dita sembravano volare sulla tastiera: un particolare che incuriosì il giovane proprietario del computer.

“Di solito non sei così servizievole nella vita reale. Questa colazione è più degna di Sebastian il maggiordomo, non di Sebastian l’attore.”

“Ho pensato che avresti avuto molta fame e, dato che mi sono svegliato presto, ho dovuto impegnare il tempo in qualche modo. A proposito, hai terminato lo zucchero e le uova.”

“Mh.” Ciel decise di lasciar da parte le pietanze salate per dedicarsi a quelle dolci. La cheesecake con la sua corona di fragole rosse come rubini faceva venire l’acquolina in bocca. Ne prese una fetta piuttosto abbondante, molto più grossa della porzione che mangiava di solito.

Scostò la fragola per assaporarla solo alla fine. Lasciò che il formaggio si sciogliesse in bocca come zucchero a velo e poi masticò la base di biscotto con burro che si sciolse anch’esso al solo calore della sua bocca. “Che fai?” Sebastian stava dedicando troppe attenzioni al suo pc e questo lo irritò alquanto, come se lui non esistesse.

“Credo sia meglio che tu non lo sappia.”

Il ticchettio continuo dei tasti stava iniziando a dargli molto fastidio. “Vuoi scherzare? Quello è il mio computer ed è da quando mi sono alzato che non fai altro che scrivere su quella maledetta tastiera!”

Finalmente Sebastian sollevò lo sguardo per incrociare il suo, più spazientito che mai. Un sorriso furbesco si disegnò sul suo volto: brutto segno per Ciel. “Oltre alla cucina ho anche un’altra passione: la scrittura.”

“E ci voleva tanto a dir…” Ciel si interruppe di colpo realizzando cosa aveva detto l’uomo di preciso. Sbarrò gli occhi esterrefatto e incredulo. Possibile che… “Che cosa scrivi di preciso?” Aveva quasi timore a porre quella domanda, ma la brama di sapere era molto più forte.

“Oh be’, racconti dell’orrore per lo più. Ma qualche volta mi diletto a scrivere anche thriller psicologici e, quando ho voglia di rilassarmi, mi diverto con le commedie, spesso con forti dettagli autobiografici. Per ora pubblico solo su internet, è un ottimo campo d’allenamento per un autore alle prime armi, ma ho già un discreto numero di fan.”

“Sebastian! Mi stai dicendo che scrivi anche tu le fan fiction?”

“Ma quanto sei perspicace! Che posso dire, vivendole in prima persona mi è molto più facile rendere i personaggi realistici. Ieri sera poi è stata di grande ispirazione per me.”

Non era possibile! Sebastian stava scrivendo in quel momento, sotto il suo naso, con il suo computer una scena lemon tra loro due e che presto avrebbe anche pubblicato nell’etere del web per rendere milioni di ragazze partecipi della loro notte infuocata.

“Non preoccuparti” proseguì l’uomo vedendo negli occhi del giovane la sua profonda preoccupazione. “Nessuno sa che sono io: uso un nickname come tutti.” Fece l’occhiolino in segno di complicità, ma Ciel non era molto confortato.

Come personaggi del mondo dello spettacolo era difficile mantenere la privacy sulla loro vita e spesso i giornalisti di gossip riuscivano a scovare i loro segreti più turpi e reconditi sventolandoli poi sulle riviste patinate e sui programmi tv. E Sebastian si permetteva pure il lusso di raccontare le proprie esperienze personali come se nulla fosse!

“Ti proibisco di pubblicare quella storia” ordinò Ciel puntando l’indice contro lo schermo al plasma del suo notebook.

“Spiacente, ma io non sono il tuo servo e tu non sei di certo il mio padrone.” Detto ciò, l’uomo premette il tasto d’invio e la sua nuova creatura di parole fu sguinzagliata per internet in attesa di irretire le fan della coppia Sebastian x Ciel.

Il giovane rimase pietrificato. Ora tutto quello che aveva vissuto la sera prima, un momento intimo e privato che avrebbe custodito solo per sé, sarebbe stato condiviso da chissà quante altre persone. Il senso di impotenza era micidiale.

“Uh, a proposito” aggiunse Sebastian, estraendo un plico di fogli dalla sua ventiquattrore in pelle. “Oltre ad assicurarmi che stessi bene, ieri sera sono venuto a portarti anche la sceneggiatura di un nuovo film che vogliono fare per Kuroshitsuji. Si intitolerà ‘Ciel in wonderland’, chiaramente ispirato al romanzo ‘Alice nel paese delle meraviglie’. C’è anche un dettaglio per quel che riguarda il costume che sono certo ti piacerà tanto.”

Il tono sarcastico di Sebastian non presagiva nulla di buono e Ciel non era tanto pronto a subire un’altra spiacevole notizia. “E sarebbe?”

“Dovrai indossare dello smalto celeste, ma sono sicuro che non sarà un problema per te, vero?”

 
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1 replies since 8/6/2012, 15:21   342 views
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