eccovi la seconda parte... come mai nessuno legge T.T Galeotte furono le fanwritersSeconda parteCiel avvertì un’ondata di calore incandescente invadergli il corpo dalla punta dei capelli fino alle dita dei piedi prima ancora che la lingua morbida e umida di Sebastian gli sfiorasse l’orecchio. Quando il contatto divenne molto più concreto, il ragazzo sussultò come se avesse ricevuto una scossa elettrica ad alto voltaggio, gemendo in un modo che Sebastian avrebbe definito a dir poco osceno.
Era teso come una corda di violino. Un ragazzo nel pieno della tempesta ormonale della sua adolescenza con una smania incommensurabile accumulata dentro il corpo per via delle innumerevoli fan fiction lette: un vulcano pronto ad esplodere in un trionfo di magma vermiglio.
“Quanto siamo sensibili” scherzò l’uomo, sussurrando così vicino all’orecchio di Ciel da far asciugare la propria saliva con l’alito.
A quella celia, Ciel parve riprendersi dal languore appena provato. Sollevò le mani, posandole sul petto di Sebastian per spingerlo via, ma senza imprimere troppa forza. “Razza di maniaco!” Era il suo senso di integrità a parlare, ma il suo corpo gridava forte e chiaro ben altro, cosa che l’amico non mancò di avvertire sotto il proprio bacino.
Questi gli afferrò entrambi i polsi e li portò sopra la testa del ragazzo tenendoli fermi contro il pavimento per sventare ogni altro blando tentativo di fuga. “Ora basta, Ciel: mi hai davvero stancato!”
Le parole gli scrosciarono addosso come un gavettone d’acqua ghiacciata. Da prima Ciel mostrò paura davanti una reazione così inaspettata di Sebastian, poi lo spavento si sciolse in sorpresa quando vide il suo volto addolcirsi e la presa sui suoi polsi allentarsi, ma non abbastanza da permettergli di liberarli.
Era la prima volta che l’amico gli parlava così, lui che si era sempre mostrato paziente, gentile e accondiscendente davanti ad ogni suo capriccio. Forse Ciel si era immedesimato così tanto nel ruolo di padrone da dimenticare che Sebastian non era il suo servitore, ma un suo collega e amico e che, naturalmente, poteva anche arrabbiarsi con lui e rimproverarlo per qualcosa.
Temette che l’oggetto dei suoi desideri potesse alzarsi, lasciarlo lì sul pavimento ancora pieno di desiderio e andare via come era già accaduto quasi due settimane prima, ma questa volta non sarebbe più tornato indietro.
“Sebastian…” soffiò lieve non sapendo cos’altro dire se non il suo nome.
Fu l’altro a toglierlo d’impaccio, posando le labbra sulle sue in quello che aveva tutta l’aria di essere proprio un bacio. All’inizio fu casto e delicato, poi la lingua di Sebastian fece capolino solleticandogli il labbro superiore, tracciandone tutto il contorno con la punta sino ad infilarsi, sinuosa come un serpente, nella sua bocca alla ricerca della compagna.
Vergognosamente inesperto, Ciel cercò di assecondarne i movimenti, da prima lenti come il dolce moto ondoso del mare appena sfiorato da una brezza, per poi divenire frenetici in un crescendo di spirali simili a gorghi marini. Un principio di dolore alle mascelle, unito alla mancanza di ossigeno, costrinsero Ciel a serrare le labbra per porre fine a quel bacio passionale e burrascoso al contempo.
Quando Sebastian sollevò la testa quel tanto che bastava per permettere a Ciel di inalare nuova aria nei polmoni, il ragazzo notò che non vi era alcun filo di saliva ad unire le loro bocche come invece aveva visto in molte fanart e letto in innumerevoli fanfic: solo una fantasticheria dunque. Chissà quante altre cose non corrispondevano alla realtà.
Le labbra dischiuse e lucide, le guance arrossate e gli occhi annacquati di lussuria comunicavano a Sebastian tutto ciò che Ciel non avrebbe mai avuto l’ardire di pronunciare ad alta voce.
“Sebastian, ma tu…” Il giovane si morse le labbra per la vergogna. Aveva sempre avuto una parlantina sciolta e accattivante, inoltre persino davanti ad una platea di migliaia di persone o all’obiettivo vitreo delle telecamere di tutto il mondo non aveva mai mostrato alcun tentennamento, mentre adesso, davanti a Sebastian, un amico che conosceva da tre anni, non riusciva a trovare le parole per esprimere i suoi dubbi.
“Sì?” lo spronò a parlare l’uomo, sorridendo davanti alla sua goffaggine e per nulla intenzionato ad aiutarlo. Ciel Phantomhive in difficoltà non era uno spettacolo a cui si poteva assistere tutti i giorni e aveva tutta l’intenzione di goderselo fino in fondo.
“… tu da quando…?” Niente! Le parole non volevano proprio saperne di uscire e intanto Ciel iniziò anche a spazientirsi per quella situazione di stallo. Dannazione!, pensò, nelle fan fiction era tutto più semplice e Sebastian si dimostrava molto più collaborativo!
“Oh Ciel, ma era solo un bacio: possibile che la tua lingua si sia impastata così tanto?” Sebastian aveva perfettamente compreso il quesito a cui il giovane voleva sottoporlo, ma non poteva farci niente: era troppo divertente stuzzicarlo!
Ciel arricciò le labbra sino a farle sbiancare del tutto. Si accorse che la presa di Sebastian attorno ai suoi polsi si era allentata e con un guizzò fece sgusciare le mani. Afferrò le spalle dell’uomo e…
… e cosa? Voleva respingerlo, dopo tutto quello che era successo? A che sarebbe valso? Ormai i suoi sentimenti erano limpidi come acqua sorgiva e mentire ancora non avrebbe portato proprio a niente. E se avesse provato semplicemente a lasciarsi andare per una volta? Se avesse tentato di abbandonarsi totalmente alle attenzioni di Sebastian: cosa sarebbe mai potuto accadere di male?
Quasi potesse leggere queste domande come se galleggiassero attorno alla sua testa, Sebastian si spostò di lato, stendendosi accanto a lui poggiato su un fianco: con la mano sinistra gli lisciò i capelli dalle sfumature color petrolio, mentre con la destra lo accarezzava sul ventre, sopra la camicetta, insinuando di tanto in tanto le lunghe dita tra un bottone e l’altro per toccare la pelle accalorata sotto la stoffa.
“È un anno che stavo aspettando questo giorno” gli disse, rispondendo a quel quesito che Ciel non era stato in grado di formulare. “Sei cresciuto tanto in questi ultimi mesi” continuò, baciandolo poi sulla gola. Avvertì distintamente il sangue nella giugulare pompato a velocità frenetica dal cuore. “Prima ti vedevo solo come un bambino viziato.” Risalì lungo la linea della mandibola tempestandola di baci, sino ad arrivare all’orecchio. Sotto la sua mano, il corpo di Ciel stava fremendo di piacere e aspettativa. Ricoprì con l’intero palmo il cavallo dei pantaloni, percependo sotto di esso un rigonfiamento indubbio. “Ma negli ultimi tempi devo ammettere che sei diventato un ragazzo molto…” Strinse le dita per sentire concretamente il turgore dell’eccitazione di Ciel: un gemito altisonante fu la sua ricompensa. “… appetitoso” concluse, lambendo con le labbra il lobo dell’orecchio e succhiandolo come se fosse una caramella.
Sbottonò i pantaloni del ragazzo, calandoli assieme alla biancheria intima fino alle ginocchia: si sorprese nel constatare che Ciel non oppose la minima resistenza. Ormai le sinapsi del giovane si erano completamente disconnesse e adesso si era letteralmente abbandonato alle sue mani.
Con delicatezza, Sebastian percorse in punta di dita il contorno del suo ombelico, lasciando che i polpastrelli scivolassero sulla pelle liscia come un pattinatore sul ghiaccio. Seguì la linea immaginaria che portava dalla pancia al pube e lì, dopo aver tentennato qualche istante al solo scopo di vedere Ciel contorcersi e mugugnare sofferente, sfiorò la punta rosea della sua virilità eretta e bramosa di attenzioni.
I primi, densi liquidi di piacere gli imbrattarono la mano. “Oh, sei già tutto bagnato.”
Ciel avrebbe voluto rispondergli che giorni interi passati davanti allo schermo del computer riempiendosi la testa di mille fantasie erotiche, gli avevano suscitato un appetito sessuale che il suo corpo non vedeva l’ora di soddisfare, saziandosi fino alla nausea, finché le membra esauste non avessero gridato pietà per un po’ di riposo.
Intanto, Sebastian cominciò a baciarlo sul petto, titillando i capezzoli ogniqualvolta vi passava sopra con la bocca, abbandonandoli poi bagnati di saliva per dedicarsi ad altre regioni quali il collo o lo sterno. Fece scorrere il membro umido di Ciel tra le dita, bagnandole del suo stesso fluido eros per lubrificarle. Poi, scivolando lungo l’intera lunghezza dell’asta arrivò alla virginea apertura del ragazzo che, per istinto, divaricò le cosce il più possibile nonostante l’impedimento dei pantaloni per concedergli maggior libertà di movimento.
Sapeva bene cosa stava per accadere. Era praticamente una prassi in ogni scena erotica che aveva letto: prima l’indice, poi il medio, infine l’anulare e per concludere la sforbiciata, così che il suo stretto canale si sarebbe dilatato sufficientemente per mitigare il dolore che sarebbe sopraggiunto con la penetrazione. Il trucco era rilassarsi per soffrire meno, ma quando avvertì il tocco dell’uomo vicino alla sua parte più intima, il ragazzo constatò che vi era un abisso di differenza tra la teoria e la pratica.
Però, Sebastian non vi introdusse subito l’indice come si sarebbe aspettato Ciel. Si limitò a solleticare il piccolo anello muscolare, tracciandone il contorno e infilando il dito solo di mezzo centimetro per poi rotearlo appena, come se volesse farsi desiderare.
“S-sebastian… non così… devi andare più a fondo se vuoi…” biascicò Ciel, gli occhi chiusi per godere meglio di quella sublime tortura che non faceva altro che accrescere la sua smania. Mai come in quel momento sentì l’irrefrenabile desiderio di avere Sebastian dentro di sé, in ogni modo possibile.
“E da quando sei tu l’esperto in materia?”
Già, anche se a malincuore Ciel dovette ammettere a se stesso che tra di loro era l’altro ad essere più preparato. Un pensiero lampo gli balenò in testa: quanti amanti aveva avuto Sebastian nella sua vita? Un moto di gelosia gli attorcigliò lo stomaco al solo pensiero che avesse fatto ad altri le stesse, identiche cose che stava facendo a lui in quel momento.
Cercò di non pensarci, si limitò solo a rispondere: “Guai a te se mi fai troppo male!”
Quanto era adorabile Ciel quando faceva così! Assomigliava sempre più ad un grazioso micetto che tira fuori le unghiette per difendersi!
Quasi a volerlo sfidare, Sebastian introdusse l’indice lento ma inesorabile.
Stoicamente Ciel trattenne ogni verso di lamentela. Aveva creduto di peggio, in effetti: più che altro era solo fastidio e Sebastian ben presto riuscì a tramutarlo in un lieve piacere. Poi fu la volta del medio, e qui Ciel avvertì una fitta di dolore… e pensare che ben presto sarebbe sopraggiunto anche un terzo dito.
Avrebbe voluto chiedere a Sebastian di fermarsi, ma non voleva apparire debole. Inoltre, se c’era una cosa che aveva imparato in quei giorni, era che la sofferenza sarebbe stata ampiamente compensata dal piacere.
Resistette anche quando l’uomo completò l’opera inserendo l’anulare. Principiò a muovere le dita con movimenti lenti e rotatori ben presto assecondati dal bacino di Ciel che prese a muoversi allo stesso ritmo di quelle tre falangi quasi contro la volontà del ragazzo.
“Siamo alquanto affamati, vedo.” Senza preavviso alcuno, nel bel mezzo di quel ballo erotico, Sebastian sfilò le dita e, con rapidi movimenti, si portò tra le gambe aperte di Ciel, gli sfilò i pantaloni e le mutandine rimasti incastrati attorno alle caviglie sottili, lo abbracciò e lo sollevò con la stessa facilità con cui avrebbe preso un cuscino pieno di piume.
Per timore di cadere Ciel, ancora intorpidito, gli strinse il collo con le braccia e il bacino con le gambe assumendo una posizione simile ad un piccolo di koala che si avvinghi alla madre. “Che vuoi fare?”
“Pensavo fosse chiaro cosa stessimo facendo: voglio solo andare in un posto un po’ più comodo” spiegò Sebastian avviandosi verso la camera da letto.
Varcata la soglia della stanza, Ciel lanciò uno sguardo alle sue spalle e, inspiegabilmente persino a lui stesso, il cuore iniziò a battere più forte e le gote gli si imporporano alla vista del letto matrimoniale pronto ad accoglierli durante il loro imminente amplesso.
Sebastian lo distese sul letto con una delicatezza insolita, come se stesse poggiando una bambola di porcellana.
Ora, senza più l’impedimento dei vestiti, Ciel poté aprire le gambe quanto più gli aggradava. Si sentiva sfacciato e osceno, ma non ce la faceva più ad aspettare.
Era uno spettacolo a dir poco invitante, ma Sebastian sapeva essere paziente… e anche un gran bastardo! pensò Ciel.
L’uomo iniziò a sfilarsi i vestiti davanti a lui lentamente, troppo, troppo lentamente. Prima la maglia nera; gli occhi di Ciel divorarono ogni centimetro dei suoi pettorali tonici e dei suoi addominali scolpiti, ma non eccessivi. Sebastian aveva modellato il proprio corpo per donargli una figura longilinea, slanciata ma al contempo robusta e scultorea. Il risultato era un busto praticamente perfetto, con le linee dei muscoli appena accennate come un leggero tratto a matita.
Poi toccò la medesima sorte anche ai pantaloni e alla biancheria intima e allora la vista di Ciel fu monopolizzata dal suo membro eretto e duro che sembrava puntare verso il centro delle sue cosce. Un calore intenso colorò le guance del giovane ancora di più, vergognandosi per la sua sfacciataggine nell’osservare la virilità dell’amante. Ma i suoi occhi non volevano saperne di distogliersi da quel punto preciso, come se fossero stati calamitati dalla mascolinità prepotente dell’uomo.
E un dubbio preoccupante gli sovvenne nell’ammirare la gloria di Sebastian: ‘Ma riuscirà ad entrare?’
Ancora una volta ripensò a tutte le storie che aveva letto in quei giorni fino a consumarsi le pupille, in cui, bene o male, lui e Sebastian riuscivano sempre ad avere un rapporto completo e appagante, anche se era la prima volta, ma in quel momento stava constatando sulla propria pelle la differenza di fisicità che li separava.
La perplessità si dipinse sul suo viso. Sebastian non poté fare a meno di notarla, perplesso a sua volta. “Qualche problema? Ho deluso le tue aspettative?” gli chiese, increspando poi le labbra in un sorriso sornione, l’espressione di un uomo sicuro della propria avvenenza.
“No…” rispose Ciel, troppo pudico per poter parlare. Sentì le mani dell’amante poggiarsi sull’interno coscia e premere leggermente per fargli aprire ancora di più le gambe, donandogli una vista, a detta di Sebastian, paradisiaca.
“È normale avere timore, ma tu pensa solo a rilassarti e a godere: al resto ci penso io.” La sua voce vellutata carezzò le orecchie di Ciel come una mano inguantata di seta.
Magari i suoi dubbi erano fondati ma Sebastian non sembrava nutrirne alcuno e questo bastò a Ciel per fidarsi di lui e della sua esperienza. Avvertì il suo respiro rovente lambirgli l’intimità e, subito dopo, il contatto molto più concreto della sua lingua che giocherellava con le proprie ghiandole. Ciel percepiva una sensazione di bagnato e caldo, tanto che sentiva montare dentro di sé già le prime avvisaglie di un imminente orgasmo. Un formicolio delizioso si inerpicò dalla base del membro verso la punta, accompagnato dalla lingua di Sebastian che lo stava conducendo alla follia.
Non voleva venire subito, Sebastian lo avrebbe deriso per la sua scarsa resistenza. Afferrò le lenzuola, stringendole fino quasi a strapparle, cercando di scaricare la tensione verso le dita, ma invano. Quando la bocca dell’uomo gli avvolse la punta grondante eros liquido, stringendola in un caldo abbraccio di labbra e lingua, Ciel tremò, come se si trovasse nudo al Polo Nord, e la sua erezione esplose sotto la sinfonia dei suoi gemiti.
Sebastian ingoiò senza battere ciglio il suo caldo e denso seme. Solo qualche goccia gli sfuggì, scivolando lungo l’asta sino ad accumularsi nella piega della base. Con uno schiocco, si allontanò. Non arrivò nessuna battuta sarcastica alle orecchie di Ciel o forse il ragazzo aveva i sensi troppo annebbiati, come se si trovasse sott’acqua, per poterla sentire. Le grandi mani di Sebastian gli sollevarono le gambe, facendogli piegare le ginocchia verso il petto, esponendo così alla sua insaziabile bocca il lato più recondito e sensibile.
Prima ancora che Ciel potesse capire cosa stesse accadendo, ancora una volta vibrò sotto le sferzate, simili a frustate, della lingua di Sebastian. Con la punta percorse la fessura del giovane lungo tutta la sua lunghezza fino a soffermarsi al centro nevralgico del suo piacere.
Ciel conosceva il nome di quella particolare pratica. Qualche volta l’aveva letta nelle storie delle fan: rimming. La prima volta che si era trovato davanti ad una scena erotica simile aveva pensato subito che fosse una cosa a dir poco disgustosa, ma non avrebbe mai pensato a quanto potesse essere stupendo farsi leccare in quel modo.
All’iniziò si irrigidì per la sorpresa, poi si rilassò completamente e in fondo lo aveva detto lo stesso Sebastian: lui doveva solo pensare a rilassarsi e a godere e la cosa non gli dispiaceva affatto. Quando l’amante lo ritenne pronto per il passo successivo, nonché quello decisivo, si distese completamente su di Ciel, sovrastandolo con la propria figura prestante, sino ad oscurarlo del tutto con la propria ombra.
Ci siamo, pensò il ragazzo intimorito ma anche impaziente.
Per distrarlo, Sebastian gli passò la lingua sul piccolo pomo d’adamo, poi scivolò lungo il pendio della gola e risalì verso l’orecchio ingioiellato, suggendone il lobo. Avvicinò la punta della propria virilità all’apertura di Ciel, spingendosi giusto un po’ per non cogliere di sorpresa il ragazzo e rischiare che, irrigidendosi troppo, si facesse eccessivamente male.
D’istinto, il giovane artigliò le possenti spalle di Sebastian, conficcando appena le unghie nella pelle. Sentendo i muscoli attorno a sé rilassarsi, l’uomo proseguì la sua avanzata in quel canale così angusto ma dal calore afrodisiaco. Lo penetrò nel modo più lento possibile, lasciando che il corpo del suo virgineo amante lo accogliesse piano, dischiudendosi al suo passaggio come un fiore che sbocci. Ciel premeva sempre più le unghie nelle spalle di Sebastian ad ogni centimetro conquistato da questi che, silenzioso, non si lamentava.
“Manca poco” gli bisbigliò all’orecchio. Sollevò appena il viso per vedere l’espressione di Ciel e una lacrima era rimasta impigliata tra le lunghe ciglia scure dell’occhio sinistro. La lambì con le labbra per eliminare ogni traccia di sofferenza dal suo volto.
L’inguine di Sebastian aderì ai glutei di Ciel, solleticandoli leggermente con il vello corvino del pube e il ragazzo comprese che il peggio era passato. Allentò la presa sulla schiena di Sebastian, mettendo in mostra le dieci mezzelune che le sue unghie avevano inciso sulla pelle.
“Sei stato bravissimo, Ciel” lo lodò l’amante come un maestro che si congratuli con il proprio allievo per l’ottimo voto preso nell’ultimo compito in classe. Quella lusinga fece riflettere Ciel sulla sostanziale differenza di età che c’era tra loro due: era praticamente un bambino al confronto di Sebastian, anche se aveva sempre affermato cocciutamente che era molto più uomo di tanti altri ragazzi più grandi di lui (Alois per primo).
Lentamente come era entrato, Sebastian iniziò ad uscire sino a lasciare dentro solo la punta.
A Ciel la sensazione di avere un incolmabile vuoto dentro di sé fu subito spazzata via nel momento in cui l’uomo rientrò, più veloce della prima volta ma non abbastanza da fargli male.
Ripeté lo stesso movimento ancora molte altre volte, aumentato la velocità delle spinte in un lento crescendo, estremamente calcolato e preciso, sino a che non raggiunse il ritmo più piacevole per entrambi.
Il dolore di Ciel scemò gradualmente, sfumando in un fastidio per poi tramutarsi del tutto in godimento, sino a quando il ragazzo non alzò le gambe per avvolgere la vita di Sebastian, allacciando le caviglie nude dietro i suoi lombi e offrire così il proprio corpo alla sua energica virilità.
Il membro del giovane era pressato tra i loro corpi che ben presto si imperlarono di sudore, sfregando continuamente tra i loro addomi in un massaggio stimolante ma al contempo straziante. Ogni colpo di bacino di Sebastian era un’estasi, una delizia per i sensi che Ciel non avrebbe mai potuto immaginare. Il viso dell’uomo era completamente trasfigurato dal piacere: gli occhi marroni, dalla leggera sfumatura vermiglia, sembravano braci ardenti di lussuria; i capelli corvini incollati alla fronte in un arabesco asimmetrico; i muscoli delle spalle, della schiena e degli addominali che si contraevano ritmicamente in modo instancabile.
La sua contemplazione fu bruscamente interrotta quando Sebastian uscì dal suo corpo in modo tanto improvviso da lasciare Ciel in uno stato stuporoso per qualche secondo. Riprese contatto con la realtà solo quando le mani dell’amante lo afferrarono per i fianchi invitandolo a voltarsi: la faccia sprofondata nel guanciale e il bacino sollevato completamente alla mercé delle voglie dell’uomo.
Senza dargli il tempo di protestare per la nuova posizione, conturbante sì, ma che lo faceva sentire terribilmente vulnerabile, Sebastian lo penetrò di nuovo e questa volta non fu delicato come all’inizio.
“Sebastian!... Ah…” gridò Ciel, ma non era chiaro se fosse un lamento di protesta o un gemito di goduria. Tutto ciò che il diretto interessato comprese era che al suo giovane amante non dispiaceva affatto la novità, anzi, sembrava goderne molto più di prima.
Lo sentiva affondare in lui sempre più aitante e veloce. La gola gli bruciava per le geremiadi che non riusciva a trattenere e il cuscino ben presto si inumidì della saliva che gli colava dalla bocca. Si aggrappò alle lenzuola per non farsi spingere in avanti, schiacciò il petto contro il materasso e sollevò il bacino quanto più possibile, formando con il corpo un angolo acuto.
Sebastian chinò il busto verso di lui, con la mano destra si sorresse al letto per non gravare con il proprio peso su Ciel, mentre con la mancina gli avvolse il membro rimasto ignorato sino a quel momento, massaggiandolo al ritmo delle spinte.
Il calore della sua mano fu la goccia che fece letteralmente traboccare il vaso, e con pochi movimenti Ciel venne per la seconda volta, versando il prodotto del suo orgasmo sulle lenzuola bianche.
Gli spasmi muscolari abbracciarono il sesso di Sebastian in una morsa morbida e bollente. Cavalcando l’onda del piacere di Ciel, anche l’uomo venne quasi simultaneamente a lui, riempiendolo della propria virilità liquida. Quando uscì, un rivolo di fluido bianco e opalescente colò lungo la coscia del giovane come la cera di una candela sciolta sotto una fiamma.
Spossato, esausto, intorpidito e anche un po’ dolorante, Ciel si accasciò pesantemente sul letto, la schiena che si abbassava e alzava a ritmo concitato per l’affanno. Ogni muscolo era ancora teso e vibrante, ma ben presto riuscì a calmarsi e ad emergere dal limbo in cui era sprofondato.
Sebastian si distese accanto a lui, afferrò il lenzuolo e lo coprì per evitare che prendesse freddo. Poggiato su un fianco ne osservava incantato il viso ancora arrossato e gli occhi annacquati.
“Allora: è stato meglio o peggio delle storie che hai letto?” gli domandò, frantumando l’atmosfera onirica che aleggiava nella stanza.
“Una sola volta non mi è sufficiente per poter giudicare” rispose Ciel con un sorriso sporco di malizia in volto. Non avrebbe certo dato a Sebastian la soddisfazione di dirgli quanto era stato magnifico.
“Mi è sembrato che fossi venuto più di una sola volta” controbatté Sebastian, ricambiando il ghigno mefistofelico del ragazzo.
“Tsk… comunque conta per uno!” E con questo, Ciel dichiarò chiuso il discorso. Come sempre voleva avere lui l’ultima parola e Sebastian non se la sentiva di intavolare una discussione su qualcosa di così futile. Aveva già avuto la sua soddisfazione per quella sera ed era certo che ne avrebbe avute molte altre in futuro.
Sollevò lo sguardo verso la finestra, oltre la quale era visibile la sua gigantografia dello spot dello smalto nero per unghie.
Ciel si era voltato dall’altra parte per dormire. L’uomo ne rimase un po’ deluso, in verità. Non che si aspettasse che il giovane fosse un tipo da coccole post-sesso (non ne era tipo nemmeno lui stesso in realtà) ma neanche che piombasse addormentato quasi all’istante.
Sospirò: avrebbe dovuto insegnarli parecchie cose.
Ciel non era un ragazzo particolarmente timido, ma di sicuro aveva scoperto di essere molto pudico. Si era girato dall’altro lato solo per fingere di dormire. Non era pentimento quello che sentiva, fosse tornato indietro cento volte lo avrebbe rifatto per altrettante e cento. In realtà non aveva la minima idea di come comportarsi dopo il sesso. Benché sentisse il corpo stanco, la sua mente non voleva saperne di farsi irretire dal sonno: era praticamente sovraeccitata e si ripetevano in un eterno replay le immagini e le sensazioni provate nel corso di quella sera, dal momento in cui Sebastian era entrato dalla porta sino all’apice del loro rapporto.
Ma la cosa peggiore era che il suo corpo stava reagendo a quelle reminescenze. Si sentiva come un affamato che non aveva toccato cibo per mesi, incatenato ad una sedia con davanti a sé un lauto banchetto ricco di ogni leccornia, e, nonostante avesse potuto mangiare a sazietà, il suo stomaco aveva ripreso a brontolare dopo neanche un paio d’ore, richiedendo di essere riempito ancora di quelle prelibatezze... solo che non era lo stomaco l’organo interessato.
Il ragazzo strinse le gambe per quietare la propria voglia, ma senza successo. Si lasciò persino sfuggire un mugugno di insoddisfazione. Si girò verso Sebastian per assicurarsi che non si fosse svegliato, ma nel farlo il suo membro strusciò contro la stoffa delle lenzuola, eccitandolo ancora di più quasi fosse appena stato accarezzato da una mano vellutata.
Si morse il labbro per la frustrazione e sospirò rumorosamente.
“Troppo agitato per dormire?” La voce di Sebastian risuonò come uno squillo di tromba nel silenzio di una catacomba.
Ciel si irrigidì all’istante: era stato scoperto e adesso cosa avrebbe raccontato per giustificarsi? Non voleva certo che Sebastian lo reputasse un assatanato, con tutti i relativi sfottò che sarebbero seguiti.
“E tu perché sei sveglio?”
“Non è facile restare addormentati quando c’è un ragazzino tarantolato nel letto.”
“Mi sono mosso appena” si difese Ciel.
Sentì Sebastian avvicinarsi maggiormente a lui e un braccio dell’uomo circondargli poi la vita sottile. Tremò al contatto con la sua pelle nuda, cosa che non passò inosservata agli occhi (e al tatto) di Sebastian.
“Cosa c’è?” gli chiese con la voce più melliflua che gli riuscì, carica di tanta sensualità che Ciel avrebbe quasi voluto supplicarlo di non parlargli in quel modo che esacerbava ancora di più la sua situazione.
Non gli rispose e Sebastian decise di trovare una risposta da solo: magari sotto tortura la lingua del giovane si sarebbe sciolta. Gli carezzò il ventre con studiata lentezza e subito un campanello di allarme si accese nella testa di Ciel quando vide quelle dita scendere pericolosamente verso il pube. Gli afferrò il polso per bloccare la mano esploratrice e un sorriso diabolico arcuò le labbra di Sebastian.
“Oh, capisco.”
“Non so cosa stai pensando, ma non hai capito proprio niente!” sbraitò Ciel.
Per tutta risposta, Sebastian lo afferrò di peso, facendolo rotolare sul fianco per portarlo cavalcioni su di sé. Le loro erezioni si scontrarono e una nuova scarica di piacere serpeggiò lungo l’intera schiena di Ciel.
“Bene, sei contento?” disse Ciel con un evidente tono di offesa nella voce.
L’uomo gli passò una mano dietro la nuca e lo spinse verso di sé facendogli perdere l’equilibrio e costringerlo così a baciarlo. “Sì, molto.”
Con la stessa mano, Sebastian gli carezzò le rotondità per poi infilare l’indice dentro di lui e prepararlo per un secondo round.
Un ansito di puro piacere, quasi liberatorio, si librò dalla bocca di Ciel, seguito da molti altri quando l’amante iniziò a sfregare la punta della sua eccitazione lungo il solco dei glutei del ragazzo per caricarlo di desiderio e bramosia.
“Per questa notte ho deciso di accontentarti” gli sussurrò all’orecchio, affondando in lui con un solo, fluido movimento. “Ma da domani stabiliamo delle regole.”
Ma Ciel aveva smesso di ascoltarlo nell’istante stesso in cui la punta del membro di Sebastian aveva toccato il suo punto nevralgico più recondito, inducendolo persino a dondolare il bacino per assecondare i suoi movimenti.
Un delizioso profumo proveniente dalla cucina solleticò le narici di Ciel, risvegliando poco alla volta l’olfatto e tutti gli altri sensi assopiti. Stimolato da quell’odore così invitante, lo stomaco emise un sonoro brontolio. Era da tanto che non si svegliava la mattina con un simile appetito, di sicuro merito di tutta la ginnastica orizzontale fatta la sera prima (nonostante il grosso del lavoro lo avesse fatto Sebastian).
Si alzò a sedere e si diede una bella stiracchiata. Indossò un paio di pantaloncini e una maglia in cotone giusto per non presentarsi in cucina completamente nudo. Vi giunse a passi strascicati.
Il tavolo era ingombro di tante squisitezze sia dolci, come un’intera cheesecake, sia salate, come pancetta e uova strapazzate. Sebastian aveva cucinato per lui una colazione sontuosa in previsione della fame che sicuramente avrebbe avuto Ciel quella mattina.
L’uomo era seduto al tavolo, vestito con gli abiti della sera prima, intento a scrivere qualcosa sul computer portatile di Ciel. Il suo viso era sereno e solare. “Buongiorno!” gli disse, sfoderando uno dei suoi sorrisi più gentili.
“’Giorno” biascicò Ciel, ancora intorpidito.
Si sedette di fronte al compagno, contemplando tutto quel ben di dio indeciso su cosa mangiare per primo. Sapeva che Sebastian aveva la passione per la cucina (di fatti, aveva cucinato lui stesso molte delle pietanze che erano state presentate in Kuroshitsuji) ma non si sarebbe mai aspettato che avrebbe avuto l’accortezza di preparargli un simile banchetto.
La cosa puzzava di inganno. “Come mai?” domandò sospettoso Ciel.
“Come mai cosa?” chiese di rimando l’uomo, senza mai distogliere gli occhi dallo schermo del pc. Le dita sembravano volare sulla tastiera: un particolare che incuriosì il giovane proprietario del computer.
“Di solito non sei così servizievole nella vita reale. Questa colazione è più degna di Sebastian il maggiordomo, non di Sebastian l’attore.”
“Ho pensato che avresti avuto molta fame e, dato che mi sono svegliato presto, ho dovuto impegnare il tempo in qualche modo. A proposito, hai terminato lo zucchero e le uova.”
“Mh.” Ciel decise di lasciar da parte le pietanze salate per dedicarsi a quelle dolci. La cheesecake con la sua corona di fragole rosse come rubini faceva venire l’acquolina in bocca. Ne prese una fetta piuttosto abbondante, molto più grossa della porzione che mangiava di solito.
Scostò la fragola per assaporarla solo alla fine. Lasciò che il formaggio si sciogliesse in bocca come zucchero a velo e poi masticò la base di biscotto con burro che si sciolse anch’esso al solo calore della sua bocca. “Che fai?” Sebastian stava dedicando troppe attenzioni al suo pc e questo lo irritò alquanto, come se lui non esistesse.
“Credo sia meglio che tu non lo sappia.”
Il ticchettio continuo dei tasti stava iniziando a dargli molto fastidio. “Vuoi scherzare? Quello è il mio computer ed è da quando mi sono alzato che non fai altro che scrivere su quella maledetta tastiera!”
Finalmente Sebastian sollevò lo sguardo per incrociare il suo, più spazientito che mai. Un sorriso furbesco si disegnò sul suo volto: brutto segno per Ciel. “Oltre alla cucina ho anche un’altra passione: la scrittura.”
“E ci voleva tanto a dir…” Ciel si interruppe di colpo realizzando cosa aveva detto l’uomo di preciso. Sbarrò gli occhi esterrefatto e incredulo. Possibile che… “Che cosa scrivi di preciso?” Aveva quasi timore a porre quella domanda, ma la brama di sapere era molto più forte.
“Oh be’, racconti dell’orrore per lo più. Ma qualche volta mi diletto a scrivere anche thriller psicologici e, quando ho voglia di rilassarmi, mi diverto con le commedie, spesso con forti dettagli autobiografici. Per ora pubblico solo su internet, è un ottimo campo d’allenamento per un autore alle prime armi, ma ho già un discreto numero di fan.”
“Sebastian! Mi stai dicendo che scrivi anche tu le fan fiction?”
“Ma quanto sei perspicace! Che posso dire, vivendole in prima persona mi è molto più facile rendere i personaggi realistici. Ieri sera poi è stata di grande ispirazione per me.”
Non era possibile! Sebastian stava scrivendo in quel momento, sotto il suo naso, con il suo computer una scena lemon tra loro due e che presto avrebbe anche pubblicato nell’etere del web per rendere milioni di ragazze partecipi della loro notte infuocata.
“Non preoccuparti” proseguì l’uomo vedendo negli occhi del giovane la sua profonda preoccupazione. “Nessuno sa che sono io: uso un nickname come tutti.” Fece l’occhiolino in segno di complicità, ma Ciel non era molto confortato.
Come personaggi del mondo dello spettacolo era difficile mantenere la privacy sulla loro vita e spesso i giornalisti di gossip riuscivano a scovare i loro segreti più turpi e reconditi sventolandoli poi sulle riviste patinate e sui programmi tv. E Sebastian si permetteva pure il lusso di raccontare le proprie esperienze personali come se nulla fosse!
“Ti proibisco di pubblicare quella storia” ordinò Ciel puntando l’indice contro lo schermo al plasma del suo notebook.
“Spiacente, ma io non sono il tuo servo e tu non sei di certo il mio padrone.” Detto ciò, l’uomo premette il tasto d’invio e la sua nuova creatura di parole fu sguinzagliata per internet in attesa di irretire le fan della coppia Sebastian x Ciel.
Il giovane rimase pietrificato. Ora tutto quello che aveva vissuto la sera prima, un momento intimo e privato che avrebbe custodito solo per sé, sarebbe stato condiviso da chissà quante altre persone. Il senso di impotenza era micidiale.
“Uh, a proposito” aggiunse Sebastian, estraendo un plico di fogli dalla sua ventiquattrore in pelle. “Oltre ad assicurarmi che stessi bene, ieri sera sono venuto a portarti anche la sceneggiatura di un nuovo film che vogliono fare per Kuroshitsuji. Si intitolerà ‘Ciel in wonderland’, chiaramente ispirato al romanzo ‘Alice nel paese delle meraviglie’. C’è anche un dettaglio per quel che riguarda il costume che sono certo ti piacerà tanto.”
Il tono sarcastico di Sebastian non presagiva nulla di buono e Ciel non era tanto pronto a subire un’altra spiacevole notizia. “E sarebbe?”
“Dovrai indossare dello smalto celeste, ma sono sicuro che non sarà un problema per te, vero?”